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Cartocci e fagotti
I prodotti alimentari che si potevano comprare nelle "botteghe"
venivano venduti sfusi, pesati ed incartati.
Ricordando le botteghe di Pucciarelli (il mio paese in provincia
di Perugina) faccio una bellissima carrellata anche tra i
personaggi che le gestivano (Fulvio e la Sor'Ida). Ricordo
i mobili, le pastiere che disponevano di cassetti con un oblò
di vetro dal quale di vedeva il formato di pasta che contenevano:
i "bocconotti", i "gomiti", gli "spaghetti".
C'erano anche dei bellissimi vasi di vetro che contenevano,
mettendoli in mostra, biscotti, caramelle oppure FRU-FRU (i
wafers di oggi).
C'erano quindi i diversi tipi di carta per incartare i prodotti
che si vendevano a peso; non esisteva ancora la Legge del
peso netto e tanto meno le bilance elettroniche, quindi la
carta era venduta insieme ai prodotti allo stesso prezzo.
La carta da zucchero veniva usata per incartare lo zucchero,
il bottegaio poneva un foglio aperto sul piatto della bilancia
(anche questa meriterebbe una descrizione minuziosa) e versava
al centro lo zucchero con la votazza, fino a raggiungere il
peso desiderato; 1 Kg, ½ Kg., quindi per chiudere il
fagotto il foglio con al centro lo zucchero veniva ripiegato
unendo i lembi ed accartocciandoli si formava il fagotto,
dal quale, se fatto abilmente, lo zucchero o qualunque altro
prodotto contenesse, non poteva uscire. Non erano ancora in
uso i sacchetti di carta e tanto meno quelli di plastica,
ma non usavano nemmeno le cucitrici o il nastro adesivo.
I bottegai erano certo abilissimi nel fare i fagotti tuttavia
più di una volta ho portato a casa lo zucchero mescolato
alla pasta.
Un altro tipo di carta di uso universale era la carta gialla
con la quale si incartava la pasta ed ogni altro prodotto
secco.
C'era poi la carta oleata che era usata a contatto con prodotti
come i formaggi, gli affettati, (salame e mortadella) il tonno
del quale non c'erano le scatolette di tutte le dimensioni
(almeno in campagna), ma grossi barattoli da 2 o 3 Kg. Pensate,
si comprava sfusa anche la marmellata.
Insomma non esistevano le confezioni pronte, i pacchi di pasta
da ½ Kg. fanno parte dei tempi moderni.
C'era poi la carta velina o camoscino, leggera e lucida da
un lato, era usata per il pane, serviva soltanto per evitare
di toccarlo direttamente con le mani.
Un altro modo di incartare i prodotti usato in particolare
per la frutta, era il cartoccio che consisteva in un tronco
di cono chiuso accartocciando la carta in fondo; il bottegaio
lo appoggiava in una mano mentre con l'altra lo riempiva con
il prodotto richiesto.
Nessuno andava a fare la spesa ogni quindici giorni, ma soprattutto
se la bottega era vicina, ci si andava anche due volte al
giorno, per il pranzo e per la cena.
Ricordo ancora che mia nonna mi mandava tutti i giorni a comperare
otto etti di pasta, spaghetti mezzani, gomiti o pipe, rigatoni
o penne.
Fulvio aveva due qualità di pasta: quella comune per
tutti i giorni e quella extra che si comprava la domenica.
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