Cartocci e fagotti
Castagnaccio
Fiere e mercati
Il bifolco
Il latte appena munto
Il lesso non ci piaceva
Il letto
Il pane fatto in casa
La pasta fatta in casa
La porchetta
La torta sotto la brace a casa di Leontina
Le ciacciole
Le schiacciate
Le tagliatelle della nonna Ada
Mercati di Firenze
Panino con il lampredotto
Pranzo della battitura
Quando s'ammazzava il maiale
Tagliatelle con il sugo di coniglio
Venerdì baccalà


Cartocci e fagotti

I prodotti alimentari che si potevano comprare nelle "botteghe" venivano venduti sfusi, pesati ed incartati.
Ricordando le botteghe di Pucciarelli (il mio paese in provincia di Perugina) faccio una bellissima carrellata anche tra i personaggi che le gestivano (Fulvio e la Sor'Ida). Ricordo i mobili, le pastiere che disponevano di cassetti con un oblò di vetro dal quale di vedeva il formato di pasta che contenevano: i "bocconotti", i "gomiti", gli "spaghetti". C'erano anche dei bellissimi vasi di vetro che contenevano, mettendoli in mostra, biscotti, caramelle oppure FRU-FRU (i wafers di oggi).
C'erano quindi i diversi tipi di carta per incartare i prodotti che si vendevano a peso; non esisteva ancora la Legge del peso netto e tanto meno le bilance elettroniche, quindi la carta era venduta insieme ai prodotti allo stesso prezzo.
La carta da zucchero veniva usata per incartare lo zucchero, il bottegaio poneva un foglio aperto sul piatto della bilancia (anche questa meriterebbe una descrizione minuziosa) e versava al centro lo zucchero con la votazza, fino a raggiungere il peso desiderato; 1 Kg, ½ Kg., quindi per chiudere il fagotto il foglio con al centro lo zucchero veniva ripiegato unendo i lembi ed accartocciandoli si formava il fagotto, dal quale, se fatto abilmente, lo zucchero o qualunque altro prodotto contenesse, non poteva uscire. Non erano ancora in uso i sacchetti di carta e tanto meno quelli di plastica, ma non usavano nemmeno le cucitrici o il nastro adesivo.
I bottegai erano certo abilissimi nel fare i fagotti tuttavia più di una volta ho portato a casa lo zucchero mescolato alla pasta.
Un altro tipo di carta di uso universale era la carta gialla con la quale si incartava la pasta ed ogni altro prodotto secco.
C'era poi la carta oleata che era usata a contatto con prodotti come i formaggi, gli affettati, (salame e mortadella) il tonno del quale non c'erano le scatolette di tutte le dimensioni (almeno in campagna), ma grossi barattoli da 2 o 3 Kg. Pensate, si comprava sfusa anche la marmellata.
Insomma non esistevano le confezioni pronte, i pacchi di pasta da ½ Kg. fanno parte dei tempi moderni.
C'era poi la carta velina o camoscino, leggera e lucida da un lato, era usata per il pane, serviva soltanto per evitare di toccarlo direttamente con le mani.
Un altro modo di incartare i prodotti usato in particolare per la frutta, era il cartoccio che consisteva in un tronco di cono chiuso accartocciando la carta in fondo; il bottegaio lo appoggiava in una mano mentre con l'altra lo riempiva con il prodotto richiesto.
Nessuno andava a fare la spesa ogni quindici giorni, ma soprattutto se la bottega era vicina, ci si andava anche due volte al giorno, per il pranzo e per la cena.
Ricordo ancora che mia nonna mi mandava tutti i giorni a comperare otto etti di pasta, spaghetti mezzani, gomiti o pipe, rigatoni o penne.
Fulvio aveva due qualità di pasta: quella comune per tutti i giorni e quella extra che si comprava la domenica.

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